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Quello che conosco.

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Di zufoli pispoli e chiù
di zirli e trilli
conosco il suono
(e posso anche farvelo:
eccovi un chiù);
di un barrito, di un muggito,
d'un bramito conosco il suono;
e il suono conosco di tutti i versi
degli animali.

 

Conosco il suono d'un bacio

e d'un abbraccio, d'una carezza,
della brezza che spira un'emozione
che abbandona il petto
e conosco il suono d'un balletto,
dei tuoi tacchi che tic-tac ticchettano
sull'acciottolato
e il suono che fai
masticando il cioccolato.

 

Di questa poesia,
da sempre sordo,
conosco la voce, e il suono
puntuale d'ogni verso,
parola per parola.

 Emanuele Zeta - 17/03/2013 18:54:00 [ leggi altri commenti di Emanuele Zeta » ]

Grazie. :-) sì, in qualche modo è pure piuttosto seria. Ringrazio Italo Calvino per l’ispirazione.

 Cristiana Fischer - 17/03/2013 10:08:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

divertente e serissima poesia metalinguistica (metapoetica)!

 Loredana Savelli - 17/03/2013 08:59:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Molto interessante!!
"Da sempre sordo" è un verso assai arguto. Anche Beethoven era sordo!
Un saluto!

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